lunedì 13 ottobre 2008

L'ALTA VIA DI MERANO GIORNO PRIMO

Ma quante casere ci sono? Ne abbiamo scoperte tante, già dal primo
giorno. Casera di fuori, casera di mezzo, casera di sopra, di sotto. Sono sicuro che prima o poi troveremo casera di dentro, di lato, di sghembo...Casera vuol dire produttrice di formaggio. E questa è la valle del formaggio. In realtà si chiama Val di Fosse e si potrebbe anche pensare a qualcosa come il formaggio di fossa. Invece non c'entra niente. Si tratta del torrente Fosse, che finisce nel rio Senales che finisce nel fiume Adige.
Vabbé, sto cazzeggiando. Ma il primo giorno dell'Alta Via di Merano è appena finito ed io sono stanco anche se abbiamo fatto sono un'ora e mezza di cammino con un dislivello di 400 metri. E' stanca anche Giulia che però per pranzo si è sparata un piatto di uova, patate e formaggio, pomposamente battezzato "omeletta del contadino". E poi a cena, per tenersi leggera, salsiccia, crauti e canederli. Siamo partiti da Casera di Fuori, qualche chilometro a monte della Val Senales, all'altezza di Certosa. Erano le due e ci siamo fermati subito a mangiare, tanto per chiarire fin dall'inizio le nostre intenzioni. Ristorante Jaegerrast. Voto buono. Anche per il goulash che ho mangiato io.
La strada che abbiamo fatto era molto buona. Diciamo una forestale. Il rumore del torrente, le fiamme rosse dei larici autunnali, i prati verdi con le ultime mucche in ritardo con la desmontegada: una buona accoglienza.
Io ho uno zaino piuttosto leggero. Giulia ha un Invicta che fa tanto teenager e che è pesantissimo. Io naturalemente la rimprovero. Ma lei si difende bene: "Hai portato il phone?". "No". "Hai portato l'asciugamano". "No". "Hai portato la torcia elettrica?" "No". Ho dimenticato tutto. Nell'ordine: il sapone per lavare la biancheria, il sapone per lavare me, la crema solare, le ciabatte. "Facile avere uno zaino leggero", spiega Giulia. "Più che leggero è vuoto".
Bene. Dalla Casera di Fuori siamo saliti come due caprioli fino al Maso Gelato, Eishof, come dicono i crucchi, passando per Casera di Mezzo e Maso Rableid. Nella stube non si parla che tedesco. C'è un che di esotico. Io e Giulia mangiamo in un cantino, quasi vergognandoci. Ci viene in aiuto Waltraud Leimer, l'ostessa. Prima mi chiede,guardando Giulia: "Sua moglie che cosa prende?" Sguardo basito di Giulia. "Sua figlia?" Sguardo basito mio. "La sua morosa?" Sguardo basito di entrambi. Waltraud ci guarda basita. Se un anziano signore si presenta in un maso della valle di Fosse insieme ad una bella ragazza non può essere che suo marito, suo padre o il suo amante. E meno male che ha escluso che potessi essere suo nonno. Superato l'imbarazzo Waltraud ci spiega che non c'è telefono, e i cellulari non prendono. Siamo praticamente isolati. Una sensazione inebriante. Non possiamo essere raggiunti da nessuna notizia sulle ultime dichiarazioni di Giovanardi. Non possiamo godere della furia antigovernativa di Veltroni. "E se uno di voi si fa male non possiamo avvertire nessuno". E' con questa immagine rassicurante ce ne andiamo a dormire. Sono le 9 e mezza. Perfino le galline sono ancora al Lotus e all'Eleven a sballare. Domattina sveglia, colazione e assalto del Passo Gelato, 800 metri sopra il cielo. Ci raggiungerà Giampaolo.

2 commenti:

Isabella Guarini ha detto...

Non c'è che dire, CSf riesce a essere efficace con le sue descrizioni- diario. Ogni tanto leggere una pagina genuina fa bene alla salute, specialmente con i tempi neri e avvelenati che corrono. Ad astra per aspera!

Francesco Falvo D'Urso ha detto...

Ma Giulia, alla fine, è la tua badante?