domenica 19 ottobre 2008

QUARTO GIORNO

Giampaolo si sveglia abbastanza presto ma durante la notte si è alzato spesso per fare la pipì. Dice che non gli succede da tanto tempo. Per la precisione da quando raccoglieva le mele a Gargazzone. Giulia sembra che abbia sistema il ginocchio a forza di massaggi. Ieri sera abbiamo cenato con un salutare brodino. Io ero cotto. Giulia e Giampaolo hanno chiacchierato a lungo con la vecchina, la madre del gestore del maso, mentre io me la dormivo alla grande. La vecchina ha raccontato che quando andava a scuola lei il regime le vietava di parlare tedesco (nella disgrazia: adesso parla benissimo l’italiano al contrario di tanti altri). Ha raccontato anche della grande frana di tanti anni fa, sul versante opposto della Val Passiria, Di notte, un boato pazzesco. Ha detto anche, facendo sbarrare gli occhi a Giampaolo, che “certi vecchi oggi sono più caldi di tanti giovani”. Che cosa avrà voluto dire?
Oggi vediamo il nostro quarto animale, una salamandra. Giampaolo la tortura perché si metta in posa per la sua macchina fotografico. Il paesaggio e l’ambiente sono sempre molto belli ma c’è qualcosa che non mi quadra e oggi scopro che cosa è esattamente. E’ tutto molto naturale ma è come se una fitta rete di qualcosa sovrastasse la natura. E scopro che cosa è. Sono i fili delle teleferiche (ogni maso ne ha almeno una), i fili del telefono e della elettricità (i masi sono ben serviti anche quelli in posti inaccessibili) e soprattutto i tubi Geberit che portano l’acqua dovunque appoggiati sui campi. Una volta esisteva un raffinatissimo sistema idraulico, fatto di migliaia di km di canalini (chiamati waal) che facevano in modo che nessuna goccia d’acqua andasse persa prima di contribuire all’irrigazione. L’attuale sistema dei tubi di plastica è sicuramente più efficace ma decisamente più invasivo.
La camminata di oggi ci riempie gli occhi di verde. I campi sono bellissimi. E ripidissimi. Anche i boschi sono su pareti della valle spesso quasi verticali. Noi camminiamo su una cengia a volte naturale a volte artificiale. Le capre la fanno da padrone e se ne fregano ma noi ci chiediamo come facciano i contadini a falciare l’erba e soprattutto come facciano le mucche a pascolare.
Facciamo quattro calcoli: non ce la facciamo a terminare il giro (siamo andati pianissimo) e decidiamo di interromperlo domani ai masi di Hochmuth dove una veloce funivia ci porterà a valle, a Tyrol. Poi prenderemo il bus per Merano, il trenino per Naturno e infine il taxi per Casera di Fuori. Termineremo l’Alta Via in seguito. Ci fermiamo a dormire a Brunner. Praticamente una pensione. Tranne la prima notte, a Maso Gelato, non abbiamo mai dormito in rifugi. Sempre in pensioni, in alberghetti e cose del genere. La vita del rifugio ci è veramente mancata.

1 commento:

Isabella Guarini ha detto...

Caro CSF, la riflessione sulla rete di servizi che sovrasta la struttura naturale è molto importante per capire la dissociazione culturale nella quale ci troviamo. La nostra civiltà è prevalentemente urbana per cui i territori non urbanizzati tra una città e l'altra sono ormai terre sconosciute, o meglio considerate luoghi su cui si può fare di tutto a servizio delle città. Se penso alle proteste dei cittadini di Napoli che protestano per le discariche nei pressi dei loro quartieri, mentre tacciono per le discariche lontane site in territori incontaminati. Poveri di spirito! Perché non sanno che la città nasce come contaminazione e distuzione della natura e che la sopravvivenza degli esseri umani è assicurata proprio dalla natura non urbana.