mercoledì 12 novembre 2008

QUINTO GIORNO

E’ l’ultimo giorno perché dobbiamo rientrare e non ce la facciamo a terminare il giro dell’Alta Via. Decidiamo di rimandare il completamento alla prossima primavera. Giampaolo ci lascia addirittura subito, dopo dieci minuti di cammino. Ha fretta perché deve andare a vendemmiare. Dice che non è divertente come raccogliere le mele a Gargazzone ma vale ugualmente la pena. Io e Giulia proseguiamo direzione Hochmut. Mi sento come il grande alpinista che arrivato a 100 metri dalla cima dell’Everest deve rinunciare per sopravvenuta tempesta. Il percorso di oggi è tutto a mezza costa con bellissima vista sulla Val Passiria. Come ieri, d’altronde. La montagna è talmente ripida che ogni tanto ci sono cartelli di “caduta massi”. Il bosco è tutto rosso di faggi autunnali. Arriviamo a Longfall, dove ci dovrebbero essere delle cascate ma le cascate non sono granché, una è addirittura secca. Da qui si può continuare per l’Alta Via (quello che facciamo noi), arrampicarsi verso i laghi di Sopranes (deve essere bellissimo) oppure scendere in pianura verso Tirolo (molti turisti arrivano proprio da giù, è una passeggiata tipica). Alla Longfall Gasthause ci spariamo una torta di grano saraceno e sciroppo di sambuco. La Longfall una salita tremenda, tutta gradini faticosissimi. E poi, dopo un’ora e mezza, siamo a Talbauer, ci mangiamo una gerstsuppe e ci fiondiamo sulla funivia. Per quest’anno è tutto. Il nostro idillio con l’Alta Via di Merano è temporaneamente sospeso.

domenica 19 ottobre 2008

QUARTO GIORNO

Giampaolo si sveglia abbastanza presto ma durante la notte si è alzato spesso per fare la pipì. Dice che non gli succede da tanto tempo. Per la precisione da quando raccoglieva le mele a Gargazzone. Giulia sembra che abbia sistema il ginocchio a forza di massaggi. Ieri sera abbiamo cenato con un salutare brodino. Io ero cotto. Giulia e Giampaolo hanno chiacchierato a lungo con la vecchina, la madre del gestore del maso, mentre io me la dormivo alla grande. La vecchina ha raccontato che quando andava a scuola lei il regime le vietava di parlare tedesco (nella disgrazia: adesso parla benissimo l’italiano al contrario di tanti altri). Ha raccontato anche della grande frana di tanti anni fa, sul versante opposto della Val Passiria, Di notte, un boato pazzesco. Ha detto anche, facendo sbarrare gli occhi a Giampaolo, che “certi vecchi oggi sono più caldi di tanti giovani”. Che cosa avrà voluto dire?
Oggi vediamo il nostro quarto animale, una salamandra. Giampaolo la tortura perché si metta in posa per la sua macchina fotografico. Il paesaggio e l’ambiente sono sempre molto belli ma c’è qualcosa che non mi quadra e oggi scopro che cosa è esattamente. E’ tutto molto naturale ma è come se una fitta rete di qualcosa sovrastasse la natura. E scopro che cosa è. Sono i fili delle teleferiche (ogni maso ne ha almeno una), i fili del telefono e della elettricità (i masi sono ben serviti anche quelli in posti inaccessibili) e soprattutto i tubi Geberit che portano l’acqua dovunque appoggiati sui campi. Una volta esisteva un raffinatissimo sistema idraulico, fatto di migliaia di km di canalini (chiamati waal) che facevano in modo che nessuna goccia d’acqua andasse persa prima di contribuire all’irrigazione. L’attuale sistema dei tubi di plastica è sicuramente più efficace ma decisamente più invasivo.
La camminata di oggi ci riempie gli occhi di verde. I campi sono bellissimi. E ripidissimi. Anche i boschi sono su pareti della valle spesso quasi verticali. Noi camminiamo su una cengia a volte naturale a volte artificiale. Le capre la fanno da padrone e se ne fregano ma noi ci chiediamo come facciano i contadini a falciare l’erba e soprattutto come facciano le mucche a pascolare.
Facciamo quattro calcoli: non ce la facciamo a terminare il giro (siamo andati pianissimo) e decidiamo di interromperlo domani ai masi di Hochmuth dove una veloce funivia ci porterà a valle, a Tyrol. Poi prenderemo il bus per Merano, il trenino per Naturno e infine il taxi per Casera di Fuori. Termineremo l’Alta Via in seguito. Ci fermiamo a dormire a Brunner. Praticamente una pensione. Tranne la prima notte, a Maso Gelato, non abbiamo mai dormito in rifugi. Sempre in pensioni, in alberghetti e cose del genere. La vita del rifugio ci è veramente mancata.

venerdì 17 ottobre 2008

TERZO GIORNO

Dicevamo dell’idilliaca Plan. Un’enclave nel parco naturale del gruppo di Tessa. Una trentina di alberghi nuovi. Impianti di risalita. Sciovie. Funivie. Parcheggi. Cemento. “Nella disgrazia”, pensavamo, “saremo accolti bene”. Tutto chiuso. L’albergo segnalato dalla guida come ristoro per i pellegrini dell’Alta Via è chiuso per ferie. Tutti gli altri sono immersi nel buio. Un signore, proprietario di un albergo che si differenzia dagli altri in quanto illuminato, poco ma illuminato, fa finta di non capire l’italiano, ma ci segnala con strani fonemi che è in riposo settimanale. Giulia non ne può più di quelli che fanno finta di non capire l’italiano o non lo capiscono veramente. Quando incontra qualche sudtirolese che le rivolge la parola in tedesco lei gli risponde: “Non capisco il tedesco”. Allora, 90 per cento dei casi, la persona le dice: “Ah, lei è italiana?” Giulia va su tutte le furie: “Anche tu sei italiano!” Ma non c’è peggior sudtirolese di chi non vuole sentire. Troviamo miracolosamente ospitalità nella pensione di una signora piena di bambini e di giocattoli di plastica colorata. Dopo la nottata in rifugio è un passo indietro. Stanze high tech arredate grazie a qualche ikea locale. Niente stube, niente pareti di legno, niente quintali di crocefissi sui muri. Ma confortevole. E poi non ci possiamo permettere il lusso di fare gli schifiltosi. La mattina partiamo presto. Non vediamo l’ora di abbandonare questa nicchia di turismo di massa. Il nostro idillio con Plan non migliora quando attraversiamo un campo appena innaffiato con cacca di mucca. Non ci dà fastidio il profumo di eau de merde, quello è gradevole. E’ il cartello che troviamo alla fine: “Vietato calpestare l’erba”. “Ma chi te la vuole calpestare la tua erba di merda?”, pensiamo all’unisono. Diciamo la verità, la pessima accoglienza ci ha messo di malumore. Incontriamo cartelli con scritte scolpite in italiano e tedesco. Ma le scritte in italiano sono state cancellate con lo scalpello. I sudtirolesi sono molto ospitali, veramente, anche con gli “italiani”. Ma qualche coglione rischia di rovinare tutto. Viene voglia di scalpellare anche le scritte in tedesco. Scendendo lungo il fiume Plan incontriamo una palestra di roccia spettacolare e perfino una pista per lo slittino da competizione. D’estate, immersa nell’erba, assume un aspetto spettrale. Vediamo finalmente due caprioli e uno scoiattolo. “Quando lavoravo a raccogliere le mele a Gargazzone”, dice Giampaolo, “vedevamo un casino di caprioli”. “Anche io a Masetti, se è per questo”, faccio il ganzo. Anche oggi poca acqua. Giulia ha male al ginocchio ma continua con grande stoicismo. La passeggiata nel bosco da Plan ad Ulvass dovrebbe durare qualche ora ma noi andiamo pianissimo e ce ne mettiamo sei. Andiamo tanto piano che Giampaolo comincia a rimuginare una sua idea di fare un’Alta Via anche da noi. L’Alta Via di Lavarone. Sembra convinto. “L’Alta Via di Lavarone”, sogna ad occhi aperti. “Con quello che guadagneremo ce ne andremo sull’Alta Via delle Maldive”. Giampaolo è fatto così. Quando gli viene un’idea parte per la tangente. Ma dimentica Gargazzone. Arriviamo ad Ulvass dove non c’è né da mangiare, né da bere, né da dormire. Proseguiamo per Cresta. La vegetazione è cambiata. Siamo sui 1200 metri. Pioppi, faggi, betulle, tigli si sono aggiunti agli abeti rossi. Il panorama è su quella parte della Val Passiria che porta al passo del Rombo. Passiamo per Gögele. Giulia sostiene che si tratta della versione sudtirolese di Google. Scrivi un nome sui muri e vengono fuori migliaia di indirizzi web. A Cresta veniamo accolti da persona ospitale. Ed è subito canederlo. Sul canederlo prima o poi bisognerà fare un discorso. Ma io lo mangio ingordo e sprofondo nel sonno all’istante. Che il canederlo sudtirolese, cioè quella mappazza a forma di palla da biliardo, indigeribile e gnucca, possa avere effetti soporiferi lo escluderei. Quindi vuol dire che sono proprio stanco. Qualche secondo prima di cominciare a russare sento da lontano le parole di Giampaolo. “Quando lavoravo a raccogliere mele a Gargazzone”, dice con convinzione, “ i canederli erano proprio come questi. Una mappazza”.

Tornato

sono appena tornato
vi racconterò tutto
ma con calma

mercoledì 15 ottobre 2008

secondo giorno

Giampaolo si è presentato alle sette e mezza con un'ora e un quarto di anticipo sull'appuntamento. Dice di essersi alzato alle 4, di essere partito alle 4,30. Di essere arrivato al parcheggio alle 6,40. Resta il mistero: come ha fatto a percorrere in 50 minuti il tratto iniziale che noi ieri abbiamo percorso in un'ora e mezza? "Sono molto in forma", ci dice vantandosi. Solo il pomeriggio, alla terza birra, confessa che ha accettato il passaggio di una bella signora in SUV.
Dopo fugace ma abbondantissima colazione partiamo. Attacchiamo il Passo Gelato, Eisjoch, 2885 metri. Valtrude, l'ostessa, si è sciolta, ha fatto le foto con noi e ci ha chiesto di aiutarla ad ottenere una connessione telefonica. Ci ha preparato 7 panini con speck, formaggio e salsiccia. Mi collego avventurosamente con Internet e vedo che Di Pietro ha detto che "non bisogna guardare lo stuzzicadenti nell'occhio degli altri..." Con questa visione drammatica in testa, prima di partire leggo qualcosa sul Parco. Il nostro giro ne percorre all'incirca il perimetro. Forse 100 km, forse 80. Speriamo 80. Grande ricchezza di flora e di fauna. Giampaolo dice che incontreremo sicuramente la passera scopaiola. Io gli faccio notare che incontreremo anche il merlo acquaiolo, il succiacapre, il codirosso e il rampichino silvestre. Ma lui sembra interessato solo alla passera scopaiola. Giampaolo ha un'epoca mitica della sua vita alla quale fa riferimento continuo. Dice: "Quando lavoravo a raccogliere mele a Gargazzone". Quando Giampaolo lavorava a raccogliere mele a Gargazzone succedeva tutto. Anche che vedeva centinaia di passere scopaiole.
Partiamo. Risaliamo la valle del Posse, una valle profondamente scavata da antichi ghiacciai. Pareti ripidissime a "v" spinto. Ideale per le slavine. La valle del Posse ha molta storia, molte leggende, molti miti. La peste nel XVIII secolo. Il maso Rableid distrutto da una slavina. Il maso Gelato distrutto da un incendio. E poi tutte le malefatte del caprone diabolico, del mago stregone, degli omini di ghiaccio. C'è anche un fantasma, l'anima inquieta di un frate certosino, dannato perché aveva mangiato carne contro la regola.
Saliamo verso il rifugio Petrarca lentamente. Non vediamo animali ma solo impronte di camosci nella neve fresca. I tornanti sono molto ripidi ma il nostro eroismo non prevede cedimenti. Ci mettiamo tre ore. In cima il rifugio è chiuso. Sapevamo di dover proseguire fino a Plan. Altre tre ore. E' aperto però il bivacco, uma graziosa casetta con otto posti letto, stufa e generi di primissima necessità. In pratica caffè solubile. Decidiamo per una sosta lunga, due ore. Abbiamo finito l'acqua. La ricaviamo sciogliendo una pentola di neve e ci facciamo il caffé. Proviamo l'ebbrezza del cellulare che, in cima ad una roccia, raggiunge le quattro tacche. La salita è stata dura ma la discesa è tremenda. Il ginocchio sinistro di Giulia ne risente. La neve è tanta sul sentiero e si scivola. Una faticaccia anche per le ginocchia sane.
Incontriamo pochissimi italiani. Moltissimi tedeschi. E qualche sudtirolese. Lingua madre ovviamente il tedesco.
Durante la salita c'erano molte sorgenti. Lungo la discesa nemmeno una. Senz'acqua, come Dio vuole arriviamo alla malga Lazins dove incontriamo il nonno di Heidi che spacca legna in un giardino brulicante di nanetti che suonano la fisarmonica. Siamo a pochi km da Plan. Le guide dicono che si tratta di una località idilliaca turisticamente sviluppata. Se il raffronto per quanto riguarda il carattere idilliaco viene fatto con Sesto San Giovanni, niente da dire. Ma l'idillio tra noi e Plan non scatta.
Giampaolo si è presentato alle sette e mezza con un'ora e un quarto di anticipo sull'appuntamento. Dice di essersi alzato alle 4, di essere partito alle 4,30. Di essere arrivato al parcheggio alle 6,40. Resta il mistero: come ha fatto a percorrere in 50 minuti il tratto iniziale che noi ieri abbiamo percorso in un'ora e mezza? "Sono molto in forma", ci dice vantandosi. Solo il pomeriggio, alla terza birra, confessa che ha accettato il passaggio di una bella signora in SUV.
Dopo fugace ma abbondantissima colazione partiamo. Attacchiamo il Passo Gelato, Eisjoch, 2885 metri. Valtrude, l'ostessa, si è sciolta, ha fatto le foto con noi e ci ha chiesto di aiutarla ad ottenere una connessione telefonica. Ci ha preparato 7 panini con speck, formaggio e salsiccia. Mi collego avventurosamente con Internet e vedo che Di Pietro ha detto che "non bisogna guardare lo stuzzicadenti nell'occhio degli altri..." Con questa visione drammatica in testa, prima di partire leggo qualcosa sul Parco. Il nostro giro ne percorre all'incirca il perimetro. Forse 100 km, forse 80. Speriamo 80. Grande ricchezza di flora e di fauna. Giampaolo dice che incontreremo sicuramente la passera scopaiola. Io gli faccio notare che incontreremo anche il merlo acquaiolo, il succiacapre, il codirosso e il rampichino silvestre. Ma lui sembra interessato solo alla passera scopaiola. Giampaolo ha un'epoca mitica della sua vita alla quale fa riferimento continuo. Dice: "Quando lavoravo a raccogliere mele a Gargazzone". Quando Giampaolo lavorava a raccogliere mele a Gargazzone succedeva tutto. Anche che vedeva centinaia di passere scopaiole.
Partiamo. Risaliamo la valle del Posse, una valle profondamente scavata da antichi ghiacciai. Pareti ripidissime a "v" spinto. Ideale per le slavine. La valle del Posse ha molta storia, molte leggende, molti miti. La peste nel XVIII secolo. Il maso Rableid distrutto da una slavina. Il maso Gelato distrutto da un incendio. E poi tutte le malefatte del caprone diabolico, del mago stregone, degli omini di ghiaccio. C'è anche un fantasma, l'anima inquieta di un frate certosino, dannato perché aveva mangiato carne contro la regola.
Saliamo verso il rifugio Petrarca lentamente. Non vediamo animali ma solo impronte di camosci nella neve fresca. I tornanti sono molto ripidi ma il nostro eroismo non prevede cedimenti. Ci mettiamo tre ore. In cima il rifugio è chiuso. Sapevamo di dover proseguire fino a Plan. Altre tre ore. E' aperto però il bivacco, uma graziosa casetta con otto posti letto, stufa e generi di primissima necessità. In pratica caffè solubile. Decidiamo per una sosta lunga, due ore. Abbiamo finito l'acqua. La ricaviamo sciogliendo una pentola di neve e ci facciamo il caffé. Proviamo l'ebbrezza del cellulare che, in cima ad una roccia, raggiunge le quattro tacche. La salita è stata dura ma la discesa è tremenda. Il ginocchio sinistro di Giulia ne risente. La neve è tanta sul sentiero e si scivola. Una faticaccia anche per le ginocchia sane.
Incontriamo pochissimi italiani. Moltissimi tedeschi. E qualche sudtirolese. Lingua madre ovviamente il tedesco.
Durante la salita c'erano molte sorgenti. Lungo la discesa nemmeno una. Senz'acqua, come Dio vuole arriviamo alla malga Lazins dove incontriamo il nonno di Heidi che spacca legna in un giardino brulicante di nanetti che suonano la fisarmonica. Siamo a pochi km da Plan. Le guide dicono che si tratta di una località idilliaca turisticamente sviluppata. Se il raffronto per quanto riguarda il carattere idilliaco viene fatto con Sesto San Giovanni, niente da dire. Ma l'idillio tra noi e Plan non scatta.

Oggi, dopo 7 ore di cammino

martedì 14 ottobre 2008

Notizie dall'alta via

Sono solo con un palmare. Scrivere non è facilissimo. Scusate il ritardo delle comunicazioni. E anche dell'aggiornamento del blog. E' il prezzo da pagare alle imprese eroiche. Csf

lunedì 13 ottobre 2008

L'ALTA VIA DI MERANO GIORNO PRIMO

Ma quante casere ci sono? Ne abbiamo scoperte tante, già dal primo
giorno. Casera di fuori, casera di mezzo, casera di sopra, di sotto. Sono sicuro che prima o poi troveremo casera di dentro, di lato, di sghembo...Casera vuol dire produttrice di formaggio. E questa è la valle del formaggio. In realtà si chiama Val di Fosse e si potrebbe anche pensare a qualcosa come il formaggio di fossa. Invece non c'entra niente. Si tratta del torrente Fosse, che finisce nel rio Senales che finisce nel fiume Adige.
Vabbé, sto cazzeggiando. Ma il primo giorno dell'Alta Via di Merano è appena finito ed io sono stanco anche se abbiamo fatto sono un'ora e mezza di cammino con un dislivello di 400 metri. E' stanca anche Giulia che però per pranzo si è sparata un piatto di uova, patate e formaggio, pomposamente battezzato "omeletta del contadino". E poi a cena, per tenersi leggera, salsiccia, crauti e canederli. Siamo partiti da Casera di Fuori, qualche chilometro a monte della Val Senales, all'altezza di Certosa. Erano le due e ci siamo fermati subito a mangiare, tanto per chiarire fin dall'inizio le nostre intenzioni. Ristorante Jaegerrast. Voto buono. Anche per il goulash che ho mangiato io.
La strada che abbiamo fatto era molto buona. Diciamo una forestale. Il rumore del torrente, le fiamme rosse dei larici autunnali, i prati verdi con le ultime mucche in ritardo con la desmontegada: una buona accoglienza.
Io ho uno zaino piuttosto leggero. Giulia ha un Invicta che fa tanto teenager e che è pesantissimo. Io naturalemente la rimprovero. Ma lei si difende bene: "Hai portato il phone?". "No". "Hai portato l'asciugamano". "No". "Hai portato la torcia elettrica?" "No". Ho dimenticato tutto. Nell'ordine: il sapone per lavare la biancheria, il sapone per lavare me, la crema solare, le ciabatte. "Facile avere uno zaino leggero", spiega Giulia. "Più che leggero è vuoto".
Bene. Dalla Casera di Fuori siamo saliti come due caprioli fino al Maso Gelato, Eishof, come dicono i crucchi, passando per Casera di Mezzo e Maso Rableid. Nella stube non si parla che tedesco. C'è un che di esotico. Io e Giulia mangiamo in un cantino, quasi vergognandoci. Ci viene in aiuto Waltraud Leimer, l'ostessa. Prima mi chiede,guardando Giulia: "Sua moglie che cosa prende?" Sguardo basito di Giulia. "Sua figlia?" Sguardo basito mio. "La sua morosa?" Sguardo basito di entrambi. Waltraud ci guarda basita. Se un anziano signore si presenta in un maso della valle di Fosse insieme ad una bella ragazza non può essere che suo marito, suo padre o il suo amante. E meno male che ha escluso che potessi essere suo nonno. Superato l'imbarazzo Waltraud ci spiega che non c'è telefono, e i cellulari non prendono. Siamo praticamente isolati. Una sensazione inebriante. Non possiamo essere raggiunti da nessuna notizia sulle ultime dichiarazioni di Giovanardi. Non possiamo godere della furia antigovernativa di Veltroni. "E se uno di voi si fa male non possiamo avvertire nessuno". E' con questa immagine rassicurante ce ne andiamo a dormire. Sono le 9 e mezza. Perfino le galline sono ancora al Lotus e all'Eleven a sballare. Domattina sveglia, colazione e assalto del Passo Gelato, 800 metri sopra il cielo. Ci raggiungerà Giampaolo.

giovedì 9 ottobre 2008

SCRUTO IL CIELO CON APPRENSIONE

Oggi non è certo bello, ma non piove, non nevica, la temperatura è più 13. Ma sapete com'è fatto il tempo. Se ne frega di quelli che fanno programmi. Comunque domani a Rovigo si presenta il libro di Travaglio alle 18,30. Dopodomani, sempre a Rovigo, si presenta "A piedi" insieme a Giorgio. Sabato sera si torna sull'altopiano e la mattina di domenica si punta su Santa Margherita, Casera di Fori, Casera di Mezzo e Maso Gelato. Con Giulia. Lunedì mattina ci raggiunge Giampaolo e tutti e tre affronteremo il Passo Gelato, 2895 metri freddi freddi. Per la sera, dopo circa cinque ore, è previsto l'arrivo a Plan. Il telefonino non prende a Maso Gelato, quindi nemmeno internet. Forse a Plan.

mercoledì 8 ottobre 2008

NUOVE INCREDIBILI FOTOGRAFIE DELLA RICOGNIZIONE

Casera di fuori, si parte con tracotante sicurezza

Casera di mezzo, si arranca pensando al canederlo

Prima del canederlo, un po' di rosso, giusto un'ombra

E questo è il risultato

martedì 7 ottobre 2008

QUALCHE IMMAGINE DELLA RICOGNIZIONE SULL'ALTA VIA DI MERANO

monte santa caterina


incontro con la desmontegada


la neve non se ne è ancora andata via



le prime "alm"



giampaolo attende il canederlo



giulia attende il canederlo



claudio se ne frega: attende lo spiegeleier



ecco lo spiegeleier. Diciamolo: uova fritte



ecco il canederlo, affogato in un goulash



ed è subito trekking






domenica 5 ottobre 2008

NUOVO CONTRORDINE COMPAGNI: FORSE SI PARTE

Proprio così. Il sopralluogo testé effettuato insieme a Giulia e Giampaolo ha dato effetti assolutamente positivi. Avremmo potuto effettuare il trekking anche questa settimana. Oggi siamo arrivati in macchina fino alla Casera di Fuori, qualche km dopo Santa Caterina, all'altezza circa di Certosa. Abbiamo proseguito a piedi fino al Maso Gelato. Sentiero pulitissimo, aria molto frizzante. Pranzo alla Casera di Mezzo. Mucche, capre, qualche capriolo. Un'ora e mezza di cammino all'andata e altrettano al ritorno. Se il tempo si mantiene abbiamo deciso di ritentare la Grande Impresa (centinaia di persone oggi vagavano sul nostro stesso sentiero dell'Alta Via di Merano) la prossima settimana. Partenza domenica mattina dal solito posto. Pernottamento al Maso Gelato. Scavallamento del Passo Gelato il giorno dopo. Pernottamento a Plan e giù verso Ulfas. Gli aspiranti partecipanti sono avvertiti. Sono ammesse anche partecipazioni per due o tre giorni. (csf)

venerdì 3 ottobre 2008

CONTRORDINE COMPAGNI, CAUSA NEVE SI RIMANDA TUTTO ALLA PROSSIMA PRIMAVERA

La nuvola di Fantozzi ha scaricato tonnellate di neve proprio dove volevamo andare noi. A questo punto non resta che prenderne atto e rimandare tutto all'anno prossimo. (csf)

giovedì 2 ottobre 2008

LA DURA VITA DEI FANNULLONI

Stasera io e Giorgio presenteremo "A piedi" a Pontedera (ore 21). Domattina si ritorna al nord, si carica zaino (ed anche Giulia) e ci si dirige verso Merano. Ci aspetta un rifugio dal quale partiremo verso il Petrarca dell'Altissima. Sembra che ci sia neve. La dura vita del fannulloni. (csf)

ULTIME NOTIZIE

Ultime notizie. Giulia ha prenotato il primo rifugio. Si raggiunge con una strada forestale quindi anche con un po' di neve si può andare tranquillamente, così dicono. Da Maso Alto si dovrebbe fare un passo, quello che porta al rifugio Petrarca all'Altissima. Il meteo dà schiarite per venerdi e sabato dovrebbe essere freddo ma bello.(csf)

FERVONO

Fervono i preparativi (la sto mettendo giù dura, si tratta semplicemente di preparare lo zaino e di controllare ogni tanto che lassù non nevichi). Io e Giulia stiamo leggendo guide e esaminando cartine. Abbiamo deciso che quell'anello dal Monte Santa Caterina a Ulfas e ritorno, una volta da nord e una volta da sud, lo percorreremo possibilmente tutto. Ma non sappiamo se nel senso dell'orologio o contro. Questo lo stabiliremo all'ultimo momento, secondo le condizioni atmosferiche.Abbiamo anche deciso che lo faremo in sei giorni, ma solo se ce la faremo. Altrimenti ci torneremo. Insomma non abbiamo deciso nulla. (csf)

SI RIPARTE

Si riparte. Questa volta il giro è piccolo ma bello. L’Alta Via di Merano. Come diciamo noi tirolesi Meraner Höhenweg. Sono circa 80 km in quota. Punto più basso 1400 metri sul livello del mare. Punto più alto (Passo Gelato) a 2900 metri. Non è una grande impresa ma in compenso l’ambiente naturale è un po’ meglio rispetto alla Masetti-Cura di Vetralla. Si parte sabato da Casera di Fuori. Si fa un grande giro attorno al Parco Naturale del Tessa e si arriva - diciamo – dopo sei giorni al punto di partenza. Il programma è leggermente ottimista in quanto non sappiamo le nostre condizioni atletiche. Ma la zona è percorsa da una fitta rete di linee di autobus e di funivie. Si fa sempre in tempo a saltarci sopra. Quando dico noi, per adesso, intendo riferirmi a Giulia Stefan, alla sua prima esperienza di blog-trekker, a Giampaolo Osele, veterano della Masetti-Cura, che ci raggiungerà lunedi, a Giorgio Lauro, anch’egli ritardatario (forse lunedi). Ovvio, sarà aperto apposito blog dove i curiosi potranno attingere alle cronache in tempo reale dell’Alta Via e vedere le foto della storica impresa.

FAQ: 1) Posso venire anche io? Sì, può raggiungerci chiunque. 2) Può venire anche Ceratti? Speriamo che abbia di meglio da fare. 3) Debbo fare un mutuo? Direi di no, l’Alto Adige è economico. 4) E se mi rompo? Sono previste moltissime vie di fuga. 5) Perché si torna giovedi? Saranno cazzi miei. Ho da fare a Rovigo. 6) Che cosa bisogna evitare di dimenticare? I tappi per le orecchie, i cerotti Compeed per le vesciche, scarponi seri (nike astenersi) già lungamente collaudati. 7) Cosa succede se collasso a metà percorso? Verrai abbattuto sul posto per evitarti inutili sofferenze. 8) Quanti km al giorno? In montagna i km non esistono. Diciamo quattro stunden al giorno, massimo cinque. 9) Che vuol dire stunden? Vuol dire che se non lo sai è meglio che rimani a casa. 10. Oneri aggiuntivi? Portare lo zaino del capo quando il capo è stanco. 11) Chi è il capo? Il capo sono io. (csf)